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Il Gondoliere veneziano, tradizioni e curiosità del mestiere più romantico di Venezia

Quando nasce la professione del “gondoliere”, la professione più romantica di Venezia
“Mi son el gondolier
che in gondola te ninòa,
se el remo in forcòla sigòa,
coverze el scìoco dei basi (…)“
“Io sono il gondoliere/che in gondola ti culla,/se il remo cigola sullo scalmo/copre lo schiocco dei baci (…)”
Le note di questa canzone risuonano spesso nei canali di Venezia. I gondolieri la cantano mentre vogano e fa parte ormai della colonna sonora di questa città.
La figura del gondoliere è proprio come viene rappresentata nelle “barcarole”, le canzoni popolari cantate durante le passeggiate in gondola: marinaio esperto, presenza rassicurante, persona complice e discreta.
Grande orgoglio della Serenissima, la professione del gondoliere veneziano non ha eguali nel mondo.
La figura professionale nasce come quella di “gondolieri de casada“, gondolieri privati delle famiglie patrizie per le quali erano a completa disposizione notte e giorno. Sempre pronti a portare in gondola i nobili per i “Freschi”, le passeggiate pomeridiane che si facevano per affari o per piacere, accompagnati appunto da canzoni popolari per barca di cui è ricchissimo il repertorio musicale veneziano. Costituivano una specie di casta poiché il lavoro veniva tramandato esclusivamente di padre in figlio.
Parlando con i gondolieri, si scopre che ancora oggi il lavoro viene tramandato di generazione in generazione all’interno della stessa famiglia.
Sono cresciuto in una famiglia di gondolieri. Io rappresento la quinta generazione. Andare in gondola mi veniva naturale e conoscevo il mestiere ancora prima di farne una scelta professionale. Mi divertivo e mi dava più soddisfazione che continuare a studiare.

Vittore Carpaccio, "Miracolo della Croce a Rialto", 1496 circa, Gallerie dell'Accademia, Venezia
Attualmente a Venezia ci sono circa 440 gondolieri professionisti che hanno ottenuto la licenza dopo un lungo periodo di apprendistato e di esami. Si accede alla professione solo dopo aver superato un esame teorico e pratico. I gondolieri devono conoscere almeno una lingua straniera, la storia, l’arte e la cultura di Venezia. Devono dare prova di nuoto e salvataggio e dimostrare, con esame pratico davanti ad una commissione esaminante, destrezza al remo per gestire anche le manovre più ardite nei canali più impervi. Dal 2010 il concorso è stato aperto alle donne e la loro presenza nei ranghi sta aumentando di edizione in edizione, al passo con l’evoluzione della nostra società.
La professione del gondoliere veneziano è romantica. Storicamente era assimilabile a quella di un maggiordomo, un assistente, un confidente. Erano persone discrete, di fiducia, amanti del proprio lavoro e perdutamente innamorati della loro Venezia. Carlo Goldoni li descrive pronti a reagire ‘ardentemente’ nel sentir parlar male della loro città. È una professione romantica anche perché con il loro fascino e la loro maestria, complice la magia della città, lasciano un segno indelebile nel cuore di tutti.
Era una professione regolamentata come dimostra l’esistenza di un codice relativo al vestiario: portavano abiti in seta rossa con ricami in oro e argento e cappello in velluto nero; oppure giacche in seta, scarpe bianche, calzoni corti e una lunga sciarpa rossa.

Il Gondoliere voga con grazia ed eleganza e sembra non fare alcuno sforzo mentre con un solo remo, alla veneta, conduce la sua gondola. La fa scivolare sull’acqua e fa sognare le persone che trasporta, ‘ninnolate’ (cullate) dal lento movimento dell’acqua.
Venezia non ti è entrata nell’anima fino a quando non l’hai vista dall’acqua, a bordo di una gondola con il rumore dello sciabordio mentre il suo scafo piatto solca i canali. Il remo nel morso della forcola di poppa, tra “nasèlo de sora” e “nasèlo de sotto” si muove liberamente grazie alla sapienza del gondoliere che induce un dolce movimento alla sua creatura. Così la considera e come tale se ne prende cura: una creatura, un manufatto ancora autenticamente artigianale nato dal lavoro sapiente dei pochi rimasti Maestri d’ascia. La gondola la si “mette da notte” come una bambina da mettere a nanna la sera dopo il lavoro, la si va a curare quando è nello squero, la si attrezza con il suo “parecio” (cuscini, addobbi e decorazioni) quando deve sfilare e fare bella mostra di sé.
Grande orgoglio della Serenissima, la professione del gondoliere veneziano non ha eguali nel mondo.
È molto ambita, ma anche molto difficile, perché richiede una grande conoscenza dei canali e delle correnti della città, oltre che una buona forma fisica.

Oggi la divisa del Gondoliere prevede una maglietta a strisce regolamentate di cm 2,5 bianche e nere oppure bianche e rosse. Il cappello di paglia intrecciata con nastro colorato come la decorazione interna della gondola
Curiosità sul tipico abbigliamento del Gondoliere
Come nel caso del colore nero della gondola, anche per l’abbigliamento del gondoliere, dovettero nel XVII sec. intervenire i decreti del Senato veneziano e dei Provveditori alle Pompe. Si adeguarono vestendosi con pantaloni ampi e corti fermati al ginocchio, giacchette ornate di bottoni ed elegantemente sagomate, tessuti ‘damascati’.
Esiste anche oggi un codice sull’abbigliamento che possono indossare. È una divisa che li rende riconoscibili e permette di identificarli in base agli stazi presso cui lavorano. Il loro abbigliamento si può acquistare solo in pochi punti vendita in città e cambia in base alle stagioni: maglietta di cotone o maglione di lana con righe orizzontali da 2,5 cm bianco e blu oppure bianco e rosso, pantalone nero, cappello di paglia, giubbino nero con o senza maniche e sciarpa a righe nella stagione fredda.
La figura del gondoliere è ovviamente un’icona della città lagunare, ma è anche entrata a far parte degli stereotipi italiani. Si pensi all’interpretazione di Alberto Sordi (in maglietta a righe orizzontali) in “Venezia la luna e tu”, film di Dino Risi del 1958 ispirato alla vita di un gondoliere e alle sue vicissitudini amorose.
In un clima leggero di vacanza e spensieratezza, il confine tra Gondoliere e Latin Lover si fa sottile, e se si considera di essere nella città di Giacomo Casanova l’associazione è fatta e lo stereotipo confezionato.

Auguste Renoir, "Una gondola sul Canal Grande", 1881
Come si diventa Gondoliere, il custode della laguna
Un tempo bisognava essere figli d’arte per poter accedere alla professione e per ottenere la licenza ci voleva in ogni caso un lungo apprendistato e anni di esperienza. Al giorno d’oggi si può accedere ad un corso di formazione, previa selezione, per diventare apprendisti sotto l’egida di un gondoliere esperto. Uno degli argomenti di studio fondamentali è “tecniche di navigazione”, oltre alla storia dell’arte veneziana. A conclusione del percorso si sostiene un esame pratico davanti a cinque gondolieri professionisti. Le nuove generazioni si affacciano a questa storica professione con la consapevolezza di essere dei rappresentanti privilegiati di una realtà unica al mondo. Sono i custodi di un bagaglio storico culturale immenso. Hanno l’onore e l’onere di tramandare questa arte del trasporto e del divertimento in laguna rispettando regole di accoglienza e etica professionale.
Da quando ho cominciato ad esercitare ne ho visti di cambiamenti. Il lavoro è cambiato anche perché è aumentato il numero dei turisti che vengono a Venezia. Anche se non è facile cerchiamo sempre di creare un bel rapporto con i clienti che portiamo in gondola, in modo da lasciare un bel ricordo. Il mondo sta cambiando, i valori della società stanno cambiando in fretta e noi invece siamo molto legati alle tradizioni.
Sono il sorriso, l’emozione, la gioia e il romanticismo: l’esperienza stessa di scoprire Venezia non può non passare per un giro in gondola. Con il gondoliere si instaura un rapporto che può durare tutta la vita come se fosse ‘de casada’, ma la famiglia che lo assolda adesso è tutto il mondo. Quando ci si lega ad un gondoliere in particolare, per ogni visita in città si ricercherà lo stesso professionista che meglio di altri ha saputo trasmetterci l’emozione durante un giro in gondola: il solo modo per svelare la parte intima di Venezia attraversando il dedalo intricato dei canali. Solo con un gondoliere che ci fa ‘ninnolare’ in gondola possiamo comprendere la bellezza dei monumenti architettonici, narrata attraverso leggende e aneddoti di una Venezia che fu.

Francesco Guardi, Gondole sulla laguna (Laguna grigia), 1761-1770, Milano, Museo Poldi Pezzoli
Perché le gondole veneziane sono nere
Nere come la pece. ‘Sei mani di nero’ sono le coperture di pece che si danno alla gondola. Il legno dello scafo viene trattato con la pece per essere impermeabilizzato e resistere alla lunga permanenza in acqua. Un tempo le gondole erano colorate e finemente decorate. I nobili veneziani si lasciavano andare alla ricerca di un tocco sempre più originale al loro personale mezzo di trasporto, in modo da esprimere il proprio status e la propria unicità. All’occorrenza veniva posto al centro della gondola una cabina che forniva riparo dalle intemperie o dagli occhi indiscreti: il Felze. Al suo interno broccati e sete preziose trasformavano la gondola in un’alcova di lusso.
Per porre un freno all’eccesso di ostentazione di ricchezza i Provveditori alle Pompe dovettero intervenire per codificare colore e decorazioni della gondole.
Il nero venne scelto come colore designato poiché era considerato un colore elegante e quindi adatto ad un mezzo di trasporto signorile.
Oggi ogni gondoliere può dotare la propria gondola di decorazioni e incisioni che le donano un carattere unico e riconoscibile, ma devono ovviamente anche oggi attenersi a delle regole precise. L’organizzazione è piramidale e il “bancale” è il responsabile e il referente per ogni traghetto. Organizza il lavoro della sua squadra e controlla che tutte le regole del loro codice professionale vengano rispettate, comprese le decorazioni della gondola.
Slanciate, leggiadre, elegantemente vestite di nero, attraversano i canali di Venezia anticipate dal “Ferro da prua” che si impone regale sull’acqua.

Il Ferro di prua della gondola ha lo scopo di abbellire e proteggere dalle collisioni. Rappresenta i sestieri di Venezia con il Ponte di Rialto e il cappello del Doge.